Il candelabro

 

Abbazia | Particolare il candelabro

 Il candelabro per il cero pasquale si erge su una base a forma di ara con le teste di leone ai quattro spigoli (fine IV – inizio V sec.), probabilmente proveniente da un tempio pagano e qui reimpiegata. La colonna attuale (in pietra di Pescosansonesco) andò a sostituire quella originaria distrutta dal terremoto del 1349. Va datata invece intorno al 1240 la parte superiore che per il Bertaux non può essere anteriore ai capitelli dell’ambone di Prata d’Ansidonia; era comunque uso costante pensare all’erezione del candelabro solo quando l’ambone era terminato; in questo caso l’interruzione dei lavori con la morte di Leonate (1182) avrebbe rimandato molto più in là l’esecuzione. Nella parte superiore del candelabro un capitello, che si compone secondo lo schema francese già visto in S. Giovanni in Venere di otto foglie ad uncino ripartite in due ordini a forma di bacca entro cui si sviluppa un ramoscello, sostiene un’edicola a due piani che doveva avere dodici colonnine: Serafino Ventura le ricordava ancora integre agli inizi del 1800, mentre nel 1853 rimanevano soltanto le sei del primo piano. I mosaici che adornavano sia l’abaco del capitello che i prismi esagonali delle lanterne paragonati a quelli di S. Pietro d’Alba Fucens hanno in realtà smalti poveri, coi toni del mattone e della terra grigia “non è la viva e splendida scuola romana, né la meravigliosa fantasia dei disegni siculi e campani. Le tessere sono pietruzze smorte, opache, senza smalti e i disegni geometrici stentati e confusi, della più grande semplicità, compongono una scacchiera inelegante ove il brillare dell’oro è la sola nota vivace” (Gavini). Il candelabro vuole simboleggiare Gesù Cristo; nelle dodici colonnine si identificano gli apostoli, mentre il grande cero collocato sulla sommità rappresenterebbe il Signore risorto e nelle candele sovrapposte sono da individuare gli stessi seguaci istruiti dopo la Resurrezione Il cero pasquale, che si fa derivare dalla colonnetta incerata su cui il patriarca d’Alessandria d’Egitto scriveva i risultati delle osservazioni degli astronomi incaricati di indicare quale fosse la domenica successiva il quattordicesimo giorno della luna di marzo in modo da stabilire il giorno di Pasqua, ricorda anche la colonna di fuoco che illuminava il cammino degli ebrei partiti dall’Egitto. Questo di S. Clemente è uno dei tre candelabri monumentali per ceri pasquali esistenti in Abruzzo (gli altri due sono a S. Maria Arabona e S. Maria Assunta di Bominaco).

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